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Crescendo in Danza il libro del Prof. Roberto Prete

Dopo aver sfogliato questo libro molto intenso un vero e proprio manuale didattico decido di intervistare il Prof. Roberto Prete. Ecco la mia intervista.

Roberto Prete,
Crescendo in Danza prospettive metodologiche e dimensioni didattiche per la propedeutica. Ce ne parli meglio?

Crescendo in Danza è un manuale didattico che nasce per puro caso. Può sembrare strano ma tutto ebbe inizio in occasione di un corso di formazione e tirocinio per aspiranti insegnanti di danza, di cui ne ero docente. In quel periodo mi apprestavo ad organizzare il materiale didattico da impartire per le lezioni e fu così che mi ritrovai con una ricca raccolta personale didattica e metodologica derivante ovviamente dalla fusione dei miei tre percorsi di formazione: scaligero, accademico e universitario. Al termine mi resi conto che tutto quel materiale così ben suddiviso per moduli ed unità di apprendimento risultò realmente efficace per gli aspiranti insegnanti ed in quel momento capii che poteva nascere “qualcosa in più”. Telefonai immediatamente la mia carissima Prof.ssa Elena Viti a cui raccontai questa mia idea. La sua approvazione fu per me motivo di grande orgoglio e felicità e la scelta di scriverne la prefazione fu poi la conferma ufficiale. In ultimo, ma non per ultimo, ringrazio ovviamente la Casa Editrice Forma-mentis che ha deciso di pubblicare il mio manuale con estremo entusiasmo supportandomi in tutte le fasi di sviluppo.

Leggo che il tuo intento era proprio quello di fornire un valido strumento di supporto all’attività di insegnamento della Danza nelle scuole private e non?

Si. In breve il mio intento era proprio questo: supportare l’attività d’insegnamento della danza con particolare riferimento al mondo dei bambini. Anche perché Giuseppe devi sapere che non tutte le realtà artistiche tendono a dare ai bambini la giusta importanza tecnica, anzi spesso si tende a far bruciare loro alcune tappe metodologiche azzardando contenuti didattici non affini né alla loro età né al loro essere bambini. Io sono del parere che i bambini devono, sia nell’arte e sia nella vita, ambire ad essere semplicemente se stessi e quindi dobbiamo rispettare il loro percorso evolutivo ponendo attenzione a ciò che insegniamo, a ciò che facciamo loro indossare, a ciò che diciamo e ai termini che utilizziamo. I bambini meritano tutte queste attenzioni, è un loro diritto ed è un nostro dovere. Ed è per questo motivo che consapevole del fatto che la possibilità di cadere in errore, da parte di un docente, è dietro l’angolo, ho scelto di redigere uno strumento didattico o semplicemente una raccolta di linee guidache ciascun insegnante sceglierà liberamente di utilizzare o contestualizzare nelle sue lezioni e classi di studio.

Il libro contiene anche molte immagini proprio per rendere più evidente e più comprensibile la tua lezione?

All’interno del manuale didattico, ho scelto di inserire un’appendice fotografica non per rendere comprensibile la mia lezione in quanto, come dicevo prima, Crescendo in Danza non ha l’intento di proporre lezioni preconfezionate o pre-organizzate bensì nasce per divulgare un metodo, input psico-pedagogici e linee guida per rendere più consapevole la programmazione didattica che ogni docente si appresta a redigere per le proprie classi. Certamente le immagini inserite saranno generatrici di spunti di riflessione da parte di ciascun lettore e tali feedback saranno diversi a seconda del bacino di utenza a cui quest’ultimo appartiene. Un docente ad esempio potrà carpirne un suggerimento didattico, un allievo rileverà facilmente un erroretecnico da evitare, un genitore invece tenderà a confrontare le foto con quelle di suo figlio e quindi sarà stimolato ad un confronto sano e oggettivo tale da ridurre a volte le grandi aspettative che spesso lo tormentano. Nel libro, infatti, c’è proprio un paragrafo dedicato ai genitori, punto importante di un triangolo relazionale che vede il genitore in perfetta coordinazione sistemica con l’allievo e il maestro. Sarà proprio il loro camminare su lunghezze d’onde similari a decretare, a mio avviso, il successo o l’insuccesso nel magico mondo della danza.

Questa è la seconda ristampa di questo volume. Quindi è andato molto bene?

Con mio grande stupore, confermo che il libro ha riscosso effettivamente un notevole successo. È stato acquistato non solo dagli addetti ai lavori bensì da tantissimi cultori della danza. È stato scelto anche come dono di Natale da parte di tanti bambini che lo hanno letto insieme ai loro genitori ed in ultimo anche da diversi laureandi in Scienze Motorie e Scienze Pedagogiche che lo hanno utilizzato proprio per integrare il loro lavoro di tesi. Crescendo in Danza sembra pertanto divenire un libro che coinvolge ed avvolge diversi bacini di utenza entrando così nelle case di tante famiglie e nelle biblioteche di prestigio come quella dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano che ringrazio per averlo catalogato tra i suoi scaffali. È doveroso da parte mia ringraziare pubblicamente mia moglie e le mie due bellissime figlie Sofia e Aurora per avermi supportato e sopportato in tutti questi progetti di lavoro che porto avanti con grande dedizione non solo perché amo l’arte della danza ma perché nutro, prima come uomo e padre e poi come docente un’attenzione particolare per il mondo dei bambini, spesso considerati un semplice contorno per una scuola di danza ma che invece meritano la giusta importanza tecnica e didattica. Giuseppe, colgo l’occasione di questa intervista per annunciare che prossimamente Crescendo in Danza sarà al fianco proprio dei bambini meno fortunati con una donazione in denaro a favore di un’associazione del territorio flegreo che sostiene i bambini africani impegnandosi a costruire villaggi, scuole e gettare le basi per un futuro migliore.  

In questo periodo così difficile tu che sei anche un docente, oltre che scrittore, quale consiglio ti senti  di dare per continuare questa nobile arte e disciplina insieme a tutte le attività di socializzazione?

Come spesso ho ripetuto in altre interviste o videoconferenze, penso fermamente che se la pandemia ci ha costretto a fermarci noi possiamo scegliere di formarci e quindi di proseguire la nostra attività di ricerca, di studio e di formazione seguendo qualsiasi strada possibile. Anche la didattica a distanza, tanto dibattuta sui social, si è rivelata a mio avviso uno strumento efficace che ha smascherato i docenti impreparati e privi di versatilità, gli allievi disinteressati e i genitori incapaci di seguire e guidare i loro figli. Anche in questa intervista mi fa piacere ricordare che non esiste soltanto l’aspetto pratico ma ad esso sono connessi diversi collaterali didattici: teoria della danza, anatomia applicata alla danza, teoria musicale, storia della danza, storia del balletto, storia del costume, analisi stilistiche, biografie e reportage, documentari, film e balletti e tanto altro ancora. Insomma un mondo ricco di input per continuare a sognare e socializzare. Concludo dicendo che, secondo me, chi ama profondamente quest’arte non ha bisogno in fondo di nessun consiglio; deve solo ascoltare il suo cuore e continuare a percorrere la sua strada con l’abnegazione di sempre.  

Un consiglio che vuoi  dare ai giovani che si avvicinano alla danza?

Nessun consiglio, in particolare. Anzi forse uno si. La danza, senza ombra di dubbio, vi renderà cittadini migliori in grado di decodificare prodotti coreutici e osservare il mondo con estrema sensibilità. Pertanto siate pronti ad aprire la vostra mente, incuriositevi dei dettagli, lavorate sul vostro carattere, mettete a nudo la vostra personalità, donatevi senza riserva alcuna e mi raccomando amate la danza in quanto arte senza mai cadere nell’errore di amarvi mentre fate danza, ciò renderebbe l’arte coreutica un mezzo e non un fine.

Un suo saluto ai lettori del quotidiano online Occhio All’Artista Magazine…

Ai lettori del quotidiano online Occhio all’artista Magazine rivolgo il mio più caloroso saluto ricordando loro un nostro simpatico slogan: Crescendo in Danza…e cresci anche tu. Un abbraccio.

 

Le foto sono state concesse dal prof. Roberto Prete. Il servizio fotografico è stato curato dallo studio fotografico: Plinius Cardella.

 

Giuseppe Nappa

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