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Intervista a Don Nicola Galante sulla trentesima giornata del malato

Per la giornata mondiale del malato abbiamo intervistato Don Nicola Galante. Il sacerdote che, nella seconda ondata dell’emergenza sanitaria, su richiesta del suo Arcivescovo, è stato inviato presso il Covid Hospital “S. Giuseppe e Melorio” di S. Maria Capua Vetere (CE) per l’assistenza spirituale ai malati affetti da Covid-19.

L’intervista



Trent’anni fa Giovanni Paolo II istituì la giornata mondiale del malato.
Ci spiega la giornata mondiale del malato con i diversi punti uno di questo” I luoghi di cura, case di misericordia”. La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui luoghi di cura. La misericordia verso i malati? Giusto?


Giustamente. San Giovanni Paolo II istituì la Giornata mondiale del Malato «quale peculiare occasione per crescere nell’atteggiamento di ascolto, di riflessione e di impegno fattivo di fronte al grande mistero del dolore e della malattia» (Messaggio per la I Giornata Mondiale del Malato, 21 ottobre 1992).
Mi piace considerare i luoghi di cura come laboratori di umanità, custodie di fragilità e centri di paterna maternità, dove, oltre alla somministrazione della terapia medica, viene versato il balsamo della misericordia sulle ferite di tanti malati.

So che lei in questo periodo ha proprio operato in ospedali per l’emergenza sanitaria. È stato accanto ai malati? Ci descrive dettagliatamente cosa ha vissuto e cosa ha cercato di donare? 

Dalla seconda ondata dell’emergenza sanitaria, su richiesta del mio Arcivescovo, sono stato inviato presso il Covid Hospital “S. Giuseppe e Melorio” di S. Maria Capua Vetere (CE) per l’assistenza spirituale ai malati affetti da Covid-19. Posso dire che è stata, ed è tuttora, un’esperienza molto forte, umanamente e spiritualmente parlando. Ho tentato di portare anzitutto la testimonianza della mia umanità, sulla quale si radica l’avventura del mio essere sacerdote. Difatti, il prete è prima di tutto un uomo (cf Eb 5,1), ferito ma redento, seppur grande nel ministero, per grazia di Dio. Aveva ragione San Giovanni XXIII quando, nel suo Giornale dell’anima, rivela che il sacerdozio è «un mistero che mi fa tremare e mi commuove insieme». Poi provo a tessere relazioni di ascolto, amministrare i sacramenti della Penitenza, Eucaristia e Unzione degli infermi, portare qualche gadget religioso e snack, per ravvivare la speranza e regalare un sorriso. Nella mia esperienza pastorale l’ascolto dei sofferenti vuol dire accogliere ogni persona, accompagnare le fragilità e avviare percorsi di riconciliazione, sempre in un atteggiamento umile e misericordioso.

Don Nicola, in un momento così delicato è particolare per la nostra società e per il mondo intero ci lascia un messaggio a coloro che ci leggono.

Permettetemi, vorrei riprendere e condividere una frase molto profonda pronunciata da Papa Francesco nell’intervista rilasciata su Rai Tre, in collegamento da Santa Marta, a «Che tempo che fa» (6 febbraio 2022): “Toccate il dolore con mano per combattere l’indifferenza”. Occorre sviluppare una cultura della prossimità, cercando di vincere particolarismie interessi di parte.

Lei dove opera? Dove possono trovarla? Ci racconti tutte le sue attività, lei è molto impegnato su tanti fronti.


Sono vicario parrocchiale della Parrocchia Maria SS. Assunta nella Basilica Cattedrale di Capua, notaio presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Partenopeo e di Appello – Sezione Istruttoria distaccata di Capua, cappellano volontario presso il Presidio Ospedaliero “San Giuseppe e Melorio” (ri-convertito in Covid Hospital) e la Minerva S.p.A. Casa di Cura “Santa Maria della Salute” in Santa Maria Capua Vetere, e incaricato di religione cattolica presso il Liceo Scientifico “Garofano” di Capua.


Un suo Saluto ai lettori di Occhio All’artista Magazine?

Certamente. Nel ringraziare lo Staff di Occhio All’artista Magazine per l’impegno profuso a favore della cultura, desidero auspicare di sviluppare l’arte dell’ascolto dei vissuti per una comunicazione integrale, lasciandoci “contagiare” dalle storie degli uomini e donne del nostro tempo. Impegnarsi ogni giorno a favore della dignità umana, della giustizia, della legalità e della salvaguardia del Creato, è già prodomo di santità.


Giuseppe Nappa


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