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Gianfranco Gallo è protagonista con “un vizietto napoletano”, tra parrucche, lustrini e diversità. La Recensione.

A distanza di più di 20 anni dalla prima stesura viene messo in scena “Un vizietto napoletano”, una commedia scritta e diretta da Gianfranco Gallo, liberamente ispirata a “La cage aux folles”, il testo di Jean Poiret dal quale fu tratto nel 1978 il famoso film “Il vizietto” di Molinaro. 

Oggi sicuramente in una versione più aggiornata Gallo presenta agli occhi dello spettatore il mondo dei travestiti fatto non solo di parrucche e lustrini, ma di una “diversità” che risulta tanto più normale della comune “normalità”.

Sinossi dello spettacolo: siamo nell’anno del Giubileo, la politica gestisce fondi per ristrutturazioni di strade e palazzi da inserire nei percorsi da offrire ai pellegrini. Butterfly interpretato da Gianfranco Gallo, artista omosessuale e proprietario col suo compagno Antoine (Gianni Parisi) del locale Banana Blu, storica casa del teatro ‘en travesti’ napoletano, nella zona del porto. Purtroppo l’impresa non va più bene: tutto è invecchiato, come la stessa Butterfly e i tre travestiti del corpo di ballo. Il locale è in cattive condizioni e andrebbe sistemato. Tra i frequentatori del locale c’è Aristide (Gianluca Di Gennaro), gay non dichiarato, che per questioni personali deve mantenere in pubblico la fama di etero (suo fratello, in scena interpretato da Gianluigi Esposito, politico di destra, è acerrimo nemico di tutto ciò che rappresenta il ‘diverso’, e lui ha bisogno dei suoi soldi) e ha anche scelto una ragazza da sposare, come copertura. Improvvisamente al Banana Blu si presenta una giovane dai modi spicci che cerca suo padre, mai conosciuto: la madre, in carcere, le ha detto nome e cognome del suo genitore, lo stesso nome e cognome di Butterfly, Andrea Michelini…

Quella di Gianfranco Gallo non è una semplice interpretazione fa trasparire che il suo lavoro (essere Butterfly) non è fatto solo di “apparenze”, dietro cela un duro lavoro e la consapevolezza di quella che è realmente la “diversità”. Bravissimi Gianni Parisi e Salvatore Misticone, sempre padroni del palcoscenico. Un mio plauso va a Gianluca Di Gennaro, ma anche alla figlia di Gianfranco nello spettacolo Lisa Imperatore. Bravi anche Gianlugi Esposito e sua moglie (nello spettacolo) Stefania Aluzzi.

Un’ulteriore nota di colore allo spettacolo viene data dalle “Bananine”, i tre travestiti che ogni sera si ritrovano al fianco della splendida Butterfly per la loro esibizione. A vestire questi ruoli ritroviamo Raffaele Parisi, Giosiano Felago, Nando Romano che con tanta naturalezzavestono i panni delle “seducenti” Bananine, rendendo con “spirito” una performance nient’affatto semplice attraverso simpatiche gag che li vedono coinvolti.

Da lodare inoltre le scene di Flaviano Barbarisi ed i costumi con tante paillettes e piume di Anna Giordano. Lo spettacolo è prodotto da Prospet. Scritto, musicato e diretto da Gianfranco Gallo.

“Un vizietto napoletano” è l’esempio di come si possa trattare dei trans e del mondo che li vede protagonisti senza volgarità e con il massimo rispetto, rendendo il tutto brillante con una leggera comicità.

Per chi volesse vederlo sarà in scena al Teatro Augusteo di Napoli fino a domenica 30 gennaio.

Giuseppe Nappa

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