Il nostro quotidiano online Occhio All’artista Magazine
ha il piacere di aver intervistato Lino Barbieri; comico monologhista, , imitatore un artista completo.
La prima domanda che mi sorge spontanea è:
Come inizia questa passione che poi diventa un lavoro per Lino Barbieri. Come si arriva al successo Nazionale partendo da un paese di provincia come Sant’Antimo (Na). Insomma, ci racconta di lei.
La mia storia inizia da bambino, da quando frequentavo le elementari. Avevo otto anni ed impugnavo già i microfoni alle comunioni di parenti e amici. Dal palco, facevo le prime imitazioni.
Poi cresco e a 16 anni, alle superiori, ricordo che all’epoca, un regista cinematografico Nini Grassia, faceva le selezioni di Miss Italia in Campania. I provini si svolgevano in un locale della zona.
Dopo il provino, mi volle come comico per fare gli interventi durante queste sfilate di Miss Italia, da lí era il 1984 e percepivo i primi guadagni, la prima 50 mila lire a sera. Lavoravo tato e mi sono esibito nei locali più belli della nostra Campania.
Poi, dopo un paio di anni, mentre mi esibivo in una piazza, mi nota una grande agenzia che si chiamava: “l’acquario music” del compianto Mario Savino, che, aveva in esclusiva per il sud Italia i più grandi artisti della musica come: Cocciante, Carosone mi vide e mi propose di andare con lui a fare l’avan spettacolo. Aprire gli spettacoli di questi grossi nomi ed iniziai a girare con grossi nomi. Questo incontro con Mario Savino che avvenne nel 1987, è stato importante perché mi ha dato tantissimo perché ho partecipato al programma televisivo “Stasera mi butto” condotto da Gigi Sabani con la regia di Pier Francesco Pingitore. Un festival di imitatori che andava in onda su Raidue in prima serata ma ebbe un successo nazionale popolare. Infatti, la finale del programma televisivo fece circa 13 milioni di telespettatori ed io con i 9 finalisti andammo poi in un programma pomeridiano con Raffaella Carrà dal titolo “Ricomincio da due”. Facemmo 40 puntate. Negli anni 90/91 eravamo definiti il tgx e con noi c’era anche la premiata teleditta. Facevamo circa sei/sette milioni di spettatori.
L’anno successivo, ripetemmo lo stesso programma con Heather Parisi e il grande Renato Carosone. Lui, per me era uno di famiglia perché abitavamo a Roma nello stesso palazzo, avevamo lo stesso manager e facevamo serate insieme. Io viaggiavo con questo mito ma vivevo tutto con molta naturalezza. Essendo stato da piccolissimo con tutti questi miti.
Ci può parlare del Bagaglino?
Certo, con piacere. Nel 1997 arrivo al Bagaglino, sempre con la regia Pingitore. Dopo che si sciolse il tgx, un mio sogno era quello di entrare al bagaglino e ritornare a lavorare con Pingitore.Quando sono entrato li, inizialmente era per una puntata ma poi sono rimasto per dodici anni. Un anno il grande maestro mi ha dato la gioia di stare in cartellone come coprotagonista con Oreste Lionello. Sono stato sei mesi in scena con questo mito. Il Bagaglino era un programma che si provava 7 giorni su 7 per dieci ore al giorno e con un copione da 70 pagine. Se pure avevi un unico ingresso dovevi stare lì a seguire tutto lo spettacolo perché tutti, dovevano conoscere tutto lo spettacolo. Tutti la parte dell’altro, tutti a memoria tutto.
Lei imita tanti personaggi, come fa ad entrare talmente tanto in quel personaggio ed essere così uguale?
Da ragazzo, tu pensi solo alla riproduzione vocale di un personaggio. Quello è un dono di natura, non c’è una tecnica, ma, quando cresci, soprattutto tra questi grandi miti della satira come il bagaglino, cominci a prendere i personaggi e farli tuoi. Inizi ad esaltare, ingigantire i tic e trovare una chiave di lettura. Io ad esempio faccio un Saviano che a livello di faccia e movenza sono identico, ma, nella voce no. La chiave di lettura è quella che Saviano sta da uno psicologo che gli ha consigliato di smettere di parlare di camorra, gli hanno consigliato di parlare di fiabe e mentre parla di fiabe ci sono termologie chiaramente legate alla mafia. Questa è una chiave di lettura forte che tu hai con la crescita e con la maturità. Ogni personaggio che vado a fare lo devo sempre poi snaturare. Quello che fa ridere è la chiave. Ad esempio io mi inventai il presidente De Laurentiis tra la gente che con un gruppo di tifosi (attori) entravamo in un bar e commentavamo e criticavamo la partita precedente. Questa cosa su Facebook ebbe un successo tale che ci chiamavano i locali e mi chiedevano come si fa per avere il presidente. Inventammo un tormentone, lo feci cinico, classista e tirchio. Chi lo ha conosciuto mi dice come hai fatto ad entrare nella sua anima. Quindi bisogna trovare la chiave.. Questo intendo con chiave di lettura.
Lei è in teatro ultimamente. Per un imitatore cos’è il teatro?
Io amo molto il teatro. Molti non lo sanno perché giustamente conoscono di me ed hanno di me il ricordo delle imitazioni in tv , ma, io a teatro faccio molta satira, costume e cabaret. Sono un monologhista e poi ho personaggi di mia invenzione. Io preferisco inventare. Per la maggior parte è un one man show, si fanno imitazioni, satira, politica. Nello spettacolo vi è la partecipazione di Cinzia De Martino, nelle vesti di un credibilissimo giudice.
Quest’anno sono stato al Teatro Vittorio Alfieri di Marano. Li ho trovato un pubblico bello, la disponibilità del teatro e ho fatto spettacoli tutti fuori abbonamento. Tutti a sbigliettamento, l’ultimo è sabato 4 Maggio. Io dico sempre: al teatro, siate contenti, ci sono state serate che abbiamo dovuto aggiungere sedie. Questo è molto bello. Mi piace sottolineare che la gente esce dal teatro dopo aver visto lo spettacolo e compra già il biglietto per la prossima data perchè sanno che io quella mezz’ora di spettacolo la rinnovo rispetto al precedente, perché chiaramente, tratto l’attualità. Questo me l’hanno insegnato al bagaglino. Il sabato, andavamo in diretta, ma, il pomeriggio, ascoltavi le ultime notizie le inserivi alle18.00-19.00 e dovevi impararle. Il mio spettacolo che sto presentando al Teatro Vittorio Alfieri in collaborazione con Mauro gioielli è Bliss gioielli by Damiani che ci danno una mano ed hanno creduto in questo spettacolo. E in questo teatro, faccio anche il direttore artistico. Sono venuti tanti personaggi come Mattioli, Martufello e anche quest’anno il cartellone è quasi completato con nomi illustri, avremo: Silvia Mezzanotte, Paolo Caiazzo e ho una commedia di Pier Francesco Pingitore che in anteprima sarà fatta a Marano.
Un altro bel ricordo è un pomeridiano importante che feci con la Balivo “Festa Italiana”. Furono 40 puntate. Con ascolti grandiosi.
Lei ha subito il successo vero, oggi un po’ i social, un po’ i tempi, non si parla più del vero successo? Che cosa è cambiato? Se qualcosa è cambiato?
È cambiato tanto. Ti spiego. Io a 23 anni diventai nazionale popolare, ma, oggi se un comico quarantenne si accinge alla televisione non potrà mai diventare popolare come lo fummo noi all’epoca. Non esiste un programma che faccia questi ascolti. Quegli ascolti incredibili di quei programmi citati dal “Bagaglino” a Raffaella Carrà ed altri. Noi eravamo nazional-popolare perché si dice nazional-popolare? Perchè tutte le fasce d’età guardavano quel programma. La tv ti da la consacrazione. Il social è più veloce. E si guarda con più distrazione.
Un sogno nel cassetto?
Il mio sogno è portare in tv quello che faccio in teatro in piena libertà. Di parlare ed è li che cresci. Vorrei riuscire a portare un mio show alla Crozza su canale 8-9- a La7.
Un consiglio che lei da ai giovani
La consapevolezza dei propri mezzi ma soprattutto dei propri limiti. Perché se non si ha la consapevolezza dei propri limiti non si cresce e non si migliora. Cercare di migliorare sempre di più e cercare di ricordarsi che non tutti devono fare questo mestiere è un dono. Non si sceglie per non andare a lavorare o non andare all’università, è una cosa inspiegabile, è una cosa che hai dentro.
Un saluto ai lettori di Occhio All’artista Magazine…
Un giornale che si chiama così deve essere per forza seguito da tutti un saluto a tutti i vostri lettori.
Giuseppe Nappa