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“Il caso Jekyll”al Teatro Bellini, dal 14 al 26 maggio

IL CASO JEKYLL
tratto da Robert Louis Stevenson adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini
regia Sergio Rubini con
Sergio Rubini e Daniele Russo
e con
Geno Diana Roberto Salemi Angelo Zampieri Alessia Santalucia
scene Gregorio Botta scenografa Lucia Imparato costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino progetto sonoro Alessio Foglia foto di scena Flavia Tartaglia
produzione Fondazione Teatro Di Napoli – Teatro Bellini, MARCHE TEATRO, Teatro Stabile di Bolzano


Personaggi & Interpreti
SERGIO RUBINI – Il Narratore / Hastie Lanyon
DANIELE RUSSO – Henry Jekyll / Edward Hyde
GENO DIANA – John Gabriel Utterson
ROBERTO SALEMI – Richard Enfield / Poole / Ballerino
ANGELO ZAMPIERI – Danvers Carew / Ispettore Newcomen / Guest / Domestico ALESSIA SANTALUCIA – Lenore / Cameriera / Pensionante di Soho / Domestica / Fiammiferaia / Madre di Lizzie
ALESSIO FOGLIA – Alessio Foglia

Il dottor Jekyll decide così di sperimentare su se stesso le sue teorie tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, a cui dà il nome di Edward Hyde. Ciò che il dottore non mette in conto è che una volta liberato quel suo famigliare oscuro, questi, anziché soggiacere alle regole del dialogo impostate dalla sua parte razionale, inizia progressivamente a vivere di vita propria dando libero sfogo alle sue inclinazioni più malvagie e violente fino a prendere il sopravvento sull’intera vita dell’esimio scienziato. A cadere vittima di Edward Hyde, oltre a tutte le figure chiave della vita del medico, ignare di chi si nasconda dietro quell’essere spregiudicato, sarà Jekyll stesso, che al culmine degli orrori collezionati dal suo doppio malvagio, sarà messo di fronte all’amara scelta se continuare a tenere in vita Edward Hyde o “disinnescarlo” anche a costo di ucciderlo.


NOTE DI REGIA
Partendo dalla considerazione che il celebre romanzo di Stevenson “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” è un’apologia sulla condizione umana, avendo come tema centrale il doppio che poi è il doppio che alberga in ognuno di noi, abbiamo sviluppato una drammaturgia in chiave più chiaramente psicanalitica, più vicina a quelle teorie che si svilupparono quasi mezzo secolo dopo la pubblicazione del racconto stevensoniano e che ebbero il massimo dell’espressione negli approdi scientifici prima di Freud, poi di Jung.
Il nostro testo, infatti, spogliato da qualsiasi soluzione allegorica usata da Stevenson – che dà il carattere fantastico a tutta la storia, come la metamorfosi di Jekyll in Hyde attraverso un esperimento chimico, la cosiddetta “pozione” -, è piuttosto un viaggio nell’inconscio, nella fattispecie di un famoso luminare della medicina, Henry Jekyll, che ambendo all’individuazione di quelle che sono le cause della malattia mentale, si fa cavia e diventa poi vittima delle sue stesse teorie, tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, la sua ombra, il suo Hyde.
Da ciò si evince chiaramente come il racconto da cui siamo partiti sia in effetti solo d’ispirazione a una storia più vicina ai temi della nostra contemporaneità, offrendo allo spettatore la possibilità non solo di rispecchiarsi in quelli che sono i pericoli ma anche i piaceri che scaturiscono dalla propria ombra, ma anche di essere spunto di riflessione sulla necessità di dialogare col proprio inconscio, portarlo fuori e condividerlo con la collettività per evitare che la nostra ombra scavi in solitudine nel nostro io un tunnel di sofferenze e violenza.

Sergio Rubini

Comunicato Stampa

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