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Augusto De Luca, fotografo e performer eclettico, si racconta a Occhio All’Artista Magazine

Augusto De Luca, classe 1955, è un fotografo e performer. Ha ritratto molti personaggi celebri.
Studi classici, laureato in giurisprudenza. E’ diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70. Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici . Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato.

E’ conosciuto a livello internazionale, ha esposto in molte gallerie italiane ed estere. Le sue fotografie compaiono in collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell’Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).



Lei ha girato il mondo con la fotografia. Ma come inizia questo suo amore per quest’arte?

Nella metà degli anni settanta, a Napoli, ma credo un po’ in tutta Italia, i ragazzi avevano due hobby: la musica e la fotografia e fu allora che  un amico mi invitò nella sua camera oscura, dove potei assistere al processo di sviluppo e stampa di una foto. Rimasi talmente affascinato che dopo pochi giorni decisi di comprare una macchinetta fotografica. Iniziai così a “creare” delle immagini prevalentemente a colori. Dopo qualche tempo, feci vedere alcuni dei miei lavori ad un altro amico che frequentava il mondo dell’arte e che oggi vive a New York, Fabio Della Sala, il quale mi indirizzo verso alcuni galleristi napoletani.

Feci così la mia prima mostra allo Spazio Libero di Napoli, era il 1977. A quella mostra venne anche Giuseppe Alario, direttore della kodak per il sud Italia, che rimase colpito dalla qualità delle foto e dal fatto che erano a colori e quindi  completamente diverse da tutte le fotografie in bianco e nero che i fotografi napoletani avevano realizzato fino a quel momento.

Le mie erano immagini nuove: erano  fotografie di ricerca, non di reportage. Alario fece pubblicare tanti articoli sul Mattino ed altri quotidiani e mi portò a Milano. Lì conobbi Lanfranco Colombo, il direttore della famosa galleria “Il Diaframma”,che era la più antica galleria europea di fotografie, e dopo poco tempo esposi i miei lavori.

Foto a colori di Augusto De Luca

Sappiamo che è stato ad Arles in Francia per gli incontri Internazionali di fotografia? Ci racconta l’esperienza.

Certo…nella prima settimana di luglio, in questa piccola città francese iniziavano gli incontri internazionali di fotografia e si potevano incontrare tanti fotografi internazionali, galleristi e direttori di musei. E’ proprio lì che conobbi Jean Claude Lemagny, il curatore del dipartimento delle stampe e della fotografia della Biblioteca nazionale di Francia, a Parigi, che acquistò alcune mie stampe e Barbara Hitchcock, direttrice e curatrice delle collezioni Polaroid negli Stati Uniti che mi chiese se volessi realizzare un lavoro in Polaroid. Io accettai e feci una ricerca sulle ombre che lei conserva nella collezione americana.

Insomma feci tanti incontri che mi permisero di mostrare i miei scatti in giro per il mondo.

Polaroid sx70 di Augusto De Luca

Oggi come è cambiata la fotografia con la digitalizzazione?

E’ cambiato il modo di fare fotografia. Prima di tutto, non hai la paura di sbagliare o anche di perdere qualche immagine per qualche incidente che può capitare prima della sviluppo. Controlli gli scatti direttamente sulla macchina fotografica. Se c’è qualcosa da modificare lo fai subito o anche successivamente con i programmi di photoshop che sono sul computer. Il lavoro è molto facilitato. Io inizialmente devo dirti la verità avevo paura del digitale, perché non lo conoscevo, ora invece che ho familiarizzato mi trovo molto bene e non tornerei indietro.

Lei ha fotografato artisti. A me ha tanto colpito la foto di Pupella Maggio. Ci racconti questo incontro.

Andai a Roma per ritrarre Pupella. Dopo qualche giro per la città, finalmente trovai casa sua e quando lei aprì la porta io fui investito da un intenso odore che conoscevo molto bene: era profumo di ragù…Ricordo che di riflesso aspirai profondamente con il naso, socchiusi gli occhi e mi sembrò di essere a Napoli. Pupella poi era una donna gentile ed umile e anche se per me rappresentava un’icona, un monumento del teatro napoletano, il suo modo di fare mi fece sentire subito a mio agio.
Allora cominciai a cercare un posto per fotografarla. Guardandomi intorno mi colpì su di una mensola un ritratto di Eduardo con una dedica: “ a Pupella con amore, quello selvaggio del teatro “. Immediatamente capii che avrei fatto la mia foto proprio insieme a quel ritratto. Le chiesi di prendere una maschera di Pulcinella che avevo notato in un’altra stanza, misi la luce in modo tale che sul viso di Pupella ci fosse una luce uguale a quella che c’era nella foto di Eduardo e scattai. Sembrava quasi che Eduardo stesse li con noi in quel momento, illuminato dalla stessa luce…

Pupella Maggio foto Augusto De Luca

Vedo un libro e delle schede telefoniche, che legame c’è tra loro?

Nel 1996, pubblicai il libro ROMA NOSTRA. Questo era il primo di sette libri commissionati dalla TAV, treno alta velocità, quando mi chiesero di interpretare alcune delle città che il treno avrebbe attraversato, lasciandomi totalmente libero nella scelta dei luoghi e dei monumenti, affidandosi totalmente al mio stile e al mio modo di fotografare. Questo libro fu visto per caso dai dirigenti della Telecom che in quel periodo avevano bisogno di tre immagini per illustrare tre schede telefoniche su Napoli. Fu così che mi contattarono per realizzarle. Queste schede ebbero una tiratura di 7 milioni di pezzi e, ogni scheda riporta sulla facciata il mio nome. Successivamente mi contattarono anche con l’avvento dell’euro per farne altre quattro su alcune capitali europee: Berlino, Dublino; Bruxelles e Parigi, per una tiratura di 12 milioni…Questo lavoro sicuramente mi ha dato una grande notorietà.

Schede telefoniche di Augusto De Luca

Vedo altri ritratti ad artisti come Lina Sastri, Peppe Barra e James Senese. Ci racconta gli incontri con questi tre artisti.

Io ero un pò intimorito ma anche affascinato, sicuramente non mi sentivo però a mio agio né Lina mi aiutava ad esserlo. Sentivo come se ci fosse stata una barriera invisibile tra me e lei.
Solitamente io gioco sempre molto con il personaggio prima degli scatti per creare un’atmosfera rilassata ottenendo “verità” dal volto ritratto, quindi quella era una situazione per me sicuramente più difficile e anomala. Nonostante questo dovevo comunque andare avanti. Ci mettemmo subito al lavoro. Osvaldo il mio assistente montò uno stativo con una luce sola senza diffusore per ottenere un’ombra netta ed io trovai la parete che facesse da sfondo. La mia idea infatti era quella di creare un’ombra che quasi diventasse la protagonista dell’immagine, come per rappresentare l’altra “faccia”, quella teatrale di Lina, una delle tante che lei magistralmente indossa sul palcoscenico. Dopo però Lina sorridendomi mi offri un caffè e chiacchierammo per un bel pò…

Lina Sastri foto Augusto De Luca

Con Peppe Barra invece realizzai gli scatti al secondo piano della sua abitazione, dove sulla parete è dipinto un tromphe d’oeil con una maschera di Pulcinella. Misi la fotocamera su di un cavalletto in modo da avere uno sfondo fisso e chiesi a Peppe di caratterizzare i diversi scatti con un’espressione sempre diversa, replicando i vari stati d’animo di un Pulcinella in carne ed ossa; di una maschera che nessuno meglio di lui poteva interpretare. Poi ho riunito le fotografie in un’unica immagine quadripartita proprio per sottolineare l’intensità delle sue “facce”.

Peppe Barra foto Augusto De Luca

Mentre con James ho realizzato qualcosa di diverso….di solito mi piace dare ad ogni personaggio un alone surreale. In quasi ogni ritratto c’è un elemento che é presente nel luogo dove incontro la persona da ritrarre che é legato a quel personaggio ma anche che mi colpisce e fa da trait d’union con la mia interiorità. Stavolta volevo raccontare maggiormente la profondità dello sguardo tralasciando la bellezza formale di tutta l’immagine. Volevo approfondire e fare un’analisi introspettiva del personaggio cercando di evocare alcuni tratti del carattere e della personalità. Desideravo insomma evidenziare il contenuto più che la forma, volevo riprendere quindi il suo viso e la sua espressione e James fu incuriosito dal fatto che io lo fatografassi a distanza così ravvicinata, ma mi lasciò fare divertito.


James Senese foto Augusto De Luca

Un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe realizzare un ritratto al Papa, so che non è facile, ma mi piacerebbe proprio.

Un consiglio che vuole dare ai giovani che si avventurano in questo mondo della fotografia?

Guardate molto…non abbiate paura inizialmente di “copiare”, perché poi troverete la vostra strada, il vostro stile, che viene fuori quando alla grande quantità di immagini che avete visto unite qualche cosa di vostro…di solo vostro.

Giuseppe Nappa

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