“Oggi è il 15 Dicembre 1840, forse. Oggi da qualche parte, è morto un padre, forse. Oggi, da qualche parte, è morto Dio. Oggi, dopo vent’anni, seppelliamo Napoleone Bonaparte. Un imperatore. Un padre. Un Dio. Papà è morto”. Con queste parole inizia lo spettacolo “Napoleone. La morte di Dio” per la prima al Teatro Bellini di Napoli.
Con Lino Guanciale, testo e regia di Davide Sacco.
In scena con Guanciale Simona Boo e Amedeo Carlo Capitanelli.
Lino Guanciale che racconta e porta in scena l’orfano che ha perso il padre, questo padre visto come fonte di ispirazione, come un Dio, come un eroe, quasi paragonato alla figura di Napoleone. Il dolore di questa sua perdita traspare in ogni suo gesto.
Ad un certo punto poi invece eccolo ad interpretare il giovane Victor Hugo che racconta sul ritorno in patria di Napoleone Bonaparte, il 15 dicembre del 1840.
Ma chi è veramente quell’uomo disperato sul palco ? Un figlio che ha perso il padre? Oppure il figlio di Napoleone? Sembra quasi che si traccino due confini tra chi veramente soffre e chi mette in scena il dolore…
Sinossi dello spettacolo
É il 15 dicembre 1840, il giorno del funerale di Napoleone. Un giovane Victor Hugo si sveglia all’alba al suono dei tamburi che chiamano a raccolta i parigini per ricordare loro che le spoglie mortali di Bonaparte sono finalmente sul suolo francese.
Davide Sacco il regista dunque prendendo spunto dal testo di Victor Hugo dal titolo I funerali di Napoleone, costruendo un percorso sulla morte di persone viste come eroi, divinità e poi la morta di semplici “padri” pianti dai figli che ormai si sentono smarriti perché hanno perso la loro figura di riferimento.
Si apre così il sipario… due addetti cimiteriali, uno dei due intona una melodia triste, mentre sono impegnati a spalare il terreno. Si sente soltanto la voce di Guanciale che entra in scena disperato perché ha perso il padre e per l’ultima volta vedrà il corpo di suo padre tra le lacrime che gli rigano il volto, sa perfettamente che nessuno lo aspetterà al suo rientro.
Guanciale è bravissimo in scena, tiene un monologo di quasi più di un’ora, dove intervalla forza, urla, poi tenerezza, tante emozioni che si interrompono poi con la caduta di una bara che spegnerà tutto, sentenziando così la fine.
Per coloro che volessero vedere lo spettacolo ricordiamo che sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli ancora fino al 12 maggio 2024.
Giuseppe Nappa